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Conte torna al Quirinale da Mattarella

Il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, raggiunge a piedi la sua abitazione a Roma

Il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, raggiunge a piedi la sua abitazione a Roma

Roma – Ore decisive per la nascita del nuovo governo. Entro stasera si capirà se il premier incaricato Giuseppe Conte e il capo dello Stato Sergio Mattarella avranno trovato un compromesso. Le intenzioni del presidente del consiglio incaricato – al di là delle ultime difficoltà incontrate per la composizione della lista dei ministri – sono quelle di poter presentare la sua squadra ai mercati con giuramento e brindisi di rito già effettuati prima dell’apertura di settimana. Sul tappeto resta ancora il nodo sul nome di Savona che il Colle continua a ritenere inopportuno e che prospetta l’ultimo colloquio tra Conte e Mattarella prima dello scioglimento della riserva (se positivamente o negativamente saranno le ultime trattative in corso a stabilirlo), tutt’altro che rituale.

Savona spiega la sua idea di Europa
Proprio Paolo Savona, l’uomo indicato da Conte come possibile ministro dell’Economia è interventuo per spiegare le sue posizioni sull’Europa, la questione che ha sollevato dubbi al Quirinale e non solo. «Sintetizzo dicendo: voglio una Europa diversa, più forte, ma più equa» spiega in un documento pubblicato attraverso il sito “scenarieconomici.it”, Savona spiega «Non sono mai intervenuto in questi giorni nella scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea e, in particolare, sul tema dell’euro, perché chiaramente espresse nelle mie memorie consegnate all’Editore il 31 dicembre 2017, circolate a stampa in questi giorni, in particolare alle pagine 126-127. Per il rispetto che porto alle Istituzioni, sento il dovere di riassumerle brevemente:
– Creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l’affermarsi di consenso alla nascita di un’unione politica.
– Assegnare alla BCE le funzioni svolte dalle principali banche centrali del mondo per perseguire il duplice obiettivo della stabilità monetaria e della crescita reale.
– Attribuire al Parlamento europeo poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale.
– Conferire alla Commissione Europea il potere di iniziativa legislativa sulle materie di cui all’art. 3 del Trattato di Lisbona.
– Nella fase di attuazione, prima del suo scioglimento, assegnare al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo compiti di vigilanza sulle istituzioni europee per garantire il rispetto degli obiettivi e l’uso dei poteri stabiliti dai nuovi accordi».

Il riferimento al contratto Lega-M5S 
«Per quanto riguarda la trasposizione di questi miei convincimenti nel programma di governo – prosegue Savona – non posso che riferirmi al contenuto del paragrafo 29, pagine 53-55, del Contratto stipulato tra la Lega e il M5S, nel quale vengono specificati gli intenti che verranno perseguiti dal Governo che si va costituendo«alla luce delle problematicità emerse negli ultimi anni»; queste inducono a chiedere all’Unione Europea«la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo» che nel testo che segue vengono specificati». Secondo Savona «Anche per le preoccupazioni espresse nel dibattito sul debito pubblico e il deficit il riferimento d’obbligo è il paragrafo 8 di pagina 17 del Contratto in cui è chiaramente detto che «L’azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità – politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo – bensì per il tramite della crescita del PIL, da ottenersi con un rilancio della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni»». «Spero di aver contribuito a chiarire – conclude Savona – quali sono le mie posizioni sul tema dibattuto e quelle del Governo che si va costituendo interpretando correttamente la volontà del Paese. Sintetizzo dicendo : Voglio una Europa diversa, più forte, ma più equa».

Gli ultimatum di Salvini e Di Maio 
Una domenica, in chiave di futuro governo, piena di incognite, dunque. E su cui pesano, e non poco, gli ultimatum dei leader di Lega e M5S. «O si chiude questa partita del governo entro le prossime 24 ore o non si chiude più», ha infatti sentenziato ieri sera da Terni il capo politico del MoVimento non nascondendo impazienza e irritazione per una partita che ai supplementari e rigori sembra aggiungere l’opzione del lancio della monetina. Stessi toni e stessa volontà di mettere un punto definitivo all’intera vicenda da parte del capo del Carroccio: «O si parte o per noi basta», taglia corto Salvini che si rende indisponibile ad ulteriori ed estenuanti trattative: «Mi rifiuto», scandisce da Martinengo (Bg) ricordando che «i mutui non aspettano, la benzina non aspetta, gli sbarchi nemmeno». E aggiungendo di non essere nato «per tirare a campare», traccia all’orizzonte l’unica alternativa di un voto anticipato.

L’ipotesi del ritorno al voto 
Ma le urne a settembre, è noto, sono l’ultimo dei pensieri del Quirinale preoccupato di non avere un governo nella pienezza dei suoi poteri e, dunque, in grado di produrre una manovra che – oltre ad evitare un inedito esercizio provvisorio dello Stato – possa sterilizzare l’aumento dell’Iva. Senza dimenticare le scadenze europee che vedono l’Italia attesa al varco dagli altri partner nient’affatto comprensivi nei nostri confronti.

83 giorni dal voto, dunque, l’unica certezza resta quella del conseguimento del record negativo di una gestazione per la formazione del governo mai così lunga nella storia della Repubblica. E che, almeno tra i commentatori politici, torna a far affacciare sullo scenario la possibilità – in caso di fallimento da parte di Conte – di un governo del Presidente.

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