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Conte anticipa la recessione: “Mi aspetto contrazione”. Alert dell’Upb: rischi in aumento

L’Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea come si siano intensificati i segnali di rallentamento. Rinnovate le preoccupazioni sulla manovra, in particolare sulle misure una tantum e le clausole Iva: per disinnescarle c’è il rischio di tagli alla spesa sanitaria

MILANO – Nuove nuvole si affacciano sul futuro economico italiano, con i segnali di rallentamento che si intensificano e mettono di conseguenza a repentaglio la tenuta dei conti pubblici. A farsene portavoce da ultimo, dopo il taglio alle stime di crescita operato da Bankitalia e Fmi, è stato l’Ufficio parlamentare di bilancio: l’Autorità indipendente sui conti pubblici ritiene che i “i rischi al ribasso” sulle previsioni di crescita siano aumentati rispetto alle ultime valutazioni. A queste preoccupazioni fanno eco le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ammette apertamente la possibilità di recessione in vista dei dati Istat di domattina: “Mi aspetto un’ulteriore contrazione del Pil, nel quarto trimestre”. Considerando il -0,1% già certificato dall’Istituto di statistica per il terzo periodo dell’anno, sarebbe la famosa ‘recessione tecnica’.

Il premier e il recupero

“Abbiamo dati congiunturali che non sono favorevoli – spiega Conte alla platea di Assolombarda – Non dobbiamo girare la testa, il dato positivo è che non dipende da noi: la Cina, la Germania, che è il nostro primo Paese per l’export”. Conte aggiunge: “Se nei primi mesi di quest’anno stenteremo, ci sono tutti gli elementi per sperare in un riscatto, di ripartire con il nostro entusiasmo, soprattutto nel secondo semestre, lo dice anche l’Fmi. Abbiamo una economia che crescerà – spiega – dobbiamo lavorare insieme, progettare gli strumenti per far crescere l’economia in modo robusto e duraturo”.

Conte ripercorre il periodo di gestazione della legge di Bilancio: “Con la Manovra ci siamo spinti un po’ oltre, ci ha portato vicino a una zona pericolosa, ma siamo riusciti a evitare una procedura di infrazione. Quel periodo ormai è alle spalle e adesso serve un periodo di sperimentazione su cui dobbiamo confrontarci”.

Lo scenario recessivo non preoccupa invece il titolare delle Finanze, Giovanni Tria: “Non drammatizzerei”, dice con i giornalisti a Washington, a chi gli chiede se la si attenda dai dati Istat. “Non credo che cambi molto per la situazione italiana”. Sulle aste del debito, poi, aggiunge: “Credo che il nostro debito sia un buon affare. Ha rendimenti buoni e viene riconosciuto come un debito sicuro, una volta dissipati i dubbi sula nostra partecipazione in Europa”.

I rilievi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio

Quanto ai timori dell’Upb, nel rapporto sulla politica di bilancio si ricorda: “A dicembre il governo ha rivisto le stime macroeconomiche, riducendo la crescita attesa del Pil reale (all’1% sia per il 2018 sia per il 2019) e nominale. L’Upb – si legge nel rapporto – ha svolto un esercizio di valutazione rapido, nel quale la previsione di crescita del Pil nel 2019 (0,8%) risultava inferiore a quella del Ministero dell’Economia, ma in virtù dell’allineamento sulla dinamica del Pil nominale (2,3%) il quadro (macroeconomico generale, ndr) è stato considerato plausibile”. Il rapporto specifica che “sono stati segnalati i rilevanti rischi al ribasso, soprattutto per il prossimo biennio. I dati congiunturali rilasciati successivamente hanno accresciuto i fattori di rischio, anche nel breve termine”.

Il ministro Giovanni Tria

Il ministro Giovanni TriaIn particolare, l’Upb rileva come “il Conseguimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica” sia “esposto a una serie di elementi di criticità e soggetto a rischi e incertezze che riguardano il quadro macroeconomico”.

L’Authority segnala che si tratta, da una parte, di criticità legate alla composizione della manovra: gli interventi una tantum; l’affidamento alle clausole di salvaguardia Iva per 2020-21; la “complessa realizzazione” di sostituzione delle clausole con tagli alla spesa; la mancanza di stanziamenti per i rinnovi contrattuali della Pa.

Il documento evidenzia la transitorietà di una serie di interventi una tantum sulle entrate e temporanei sulle uscite e l'”incertezza” – testimoniata dall’accantonamento di 2 miliardi a garanzia della tenuta del saldo – riguardo alla realizzabilità di misure come le dismissioni immobiliari. Proprio sugli aumenti Iva previsti per i prossimi anni, si rimarca come “la prospettiva di sostituzione delle clausole appare di realizzazione complessa”. Per disinnescarli, rileva l’Ufficio, non si dovrebbero toccare “verosimilmente” gli investimenti, che si vogliono potenziare, né le prestazioni sociali “che si aumentano tramite la manovra attuale”, né i redditi da lavoro “che verranno incrementati dai rinnovi contrattuali”. “Tenuto conto di tali esclusioni, la spesa residua aggredibile, rappresentata in buona parte dalla spesa sanitaria, sarebbe oggetto di riduzioni consistenti”.

Dall’altra parte delle criticità, l’Upb segnala il fatto che il rispetto delle regole europee di bilancio, nonostante le modifiche apportate alla Manovra, non è assicurato.

Soltanto ieri era stato il Ref, organismo che con Cer e Prometeia rientra nel novero dei previsori indipendenti utilizzato dallo stesso Upb per validare i conti pubblici, ad abbassare le stime sulla crescita. Ref vede addirittura una economia italiana a zero per quest’anno, dopo un 2018 a +0,9%, indicando una risalita del debito del 2019 al 132,3% e ulteriormente nel prossimo anno. Per altro, il Ref ha evidenziato come alcune misure di spesa, come il reddito di cittadinanza, “potrebbero richiedere tempi di attuazione più lunghi rispetto a quanto ipotizzato in sede di costruzione del bilancio”.

fonte:repubblica.it

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