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Consultazioni, secondo giorno di colloqui. Napolitano: "Compito di Mattarella difficile e urgente"

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Il primo ad arrivare al Colle è stato il capo dello Stato emerito, Giorgio Napoliano. Ora è il turno di Roberto Fico. Il presidente della Repubblica parlerà a fine mattinata. Le decisioni dovrebbero arrivare la prossima settimana. Due le ipotesi: preincarico o mandato esplorativo
ROMA. Tocca ai presidenti di Camera e Senato e al capo dello Stato emerito Giorgio Napolitano. Dopo la giornata di ieri, dedicata ai partiti, è iniziato il secondo giorno di consultazioni, al Quirinale. Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano è arrivato alle 10.15. “Il compito di Mattarella è estremamente difficile e complesso e nello stesso tempo presenta una sua innegabile urgenza”, ha detto al termine del colloquio. “Siamo tutti accanto al presidente Mattarella nella ricerca di una soluzione”.
Ora il capo dello Stato sta sentendo il presidente della Camera, Roberto Fico, e alle 12 la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Alla fine Mattarella prenderà la parola anche se le decisioni saranno prese,  probabilmente, la prossima settimana. Con la crisi in Siria che rappresenta un forte acceleratore dal punto di vista del Colle.
Quali le ipotesi in campo? Sembra definitivamente tramontata la carta Giorgetti, un’ipotesi cui il Quirinale non pensa. La conferma arriva anche dal fronte leghista con Molteni, neoeletto presidente della commissione speciale, che dice: “Stimo Giorgetti, ma il candidato premier resta Salvini”. Di fronte allo stallo, Mattarella potrebbe affidare un preincarico, con tutta probabilità allo stesso Matteo Salvini, che è l’uomo indicato dalla coalizione di centrodestra. In alternativa, resta ancora in piedi l’ipotesi di una esplorazione da affidare al presidente del Senato Alberti Casellati o anche al presidente della Camera Roberto Fico. Nel primo caso, una mossa di Mattarella  ha il sapore di un avviso ai partiti che non riescono a trovare un accordo: chi riceve il preincarico rischia infatti di bruciarsi, se non trova la maggioranza sufficiente.

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