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«Con Facebook riesco a gestire ben 1.188 negozi in tutto il mondo» Hans Hoegstedt, supermanager al vertice del Gruppo Miroglio spiega quali siano le nuove strategie di mercato. «Rispondere in tempo reale e il sogno sono tutto»

Tutto accade in pochi secondi. Lei entra nel negozio. Individua l’abito, il modello sognato. Lo cattura. Entra nel camerino di prova. Lo indossa. Come Alice, dinanzi allo specchio. S’illumina in volto. Soddisfatta. «Il nostro mestiere è quello di progettare sogni. Oggi deve pensare a questo chi crea moda. Se in pochi secondi si riesce a rendere concreto il sogno di una donna, soddisfarne le aspirazioni, valorizzarne la femminilità, il “progetto di sogno” ha avuto successo». Senza retorica Hans Hoegstedt riassume la sua filosofia. Sposata da quando, un anno fa, è entrato a far parte del Gruppo Miroglio: amministratore delegato e direttore generale di Miroglio Fashion, società a cui fanno capo otto degli undici brand del gruppo piemontese. Italiano d’adozione (ha conosciuto qui la moglie Lorenza), svedese d’origine, Hoegstedt ha preso le redini del gruppo all’alba del 70esimo anno di attività: la holding nasce nel 1947; quest’anno sono anche 10 anni dalla creazione della Onlus Fondazione Elena e Gabriella Miroglio.

Soluzioni tempo reale

Il manager di bilanci non può ancora farne. Progettualità, oltre ai sogni, sì. «Viviamo in una società dai riferimenti diversi rispetto a ieri. Consumatori? Estremamente informati. I social media hanno trasformato la comunicazione, come l’approccio all’acquisto. In particolare nell’universo moda — evidenzia il manager —. Ne è parte il rapporto diretto tra gruppo e i propri punti vendita. Il cliente deve trovare ciò che cerca. Per essere pronti a rispondere, siamo in contatto in tempo reale. Guardi…». Hoegstedt mostra il suo smartphone, sullo schermo scorrono rapidi i contenuti di Workplace, sistema nato due anni fa su Facebook per facilitare il lavoro delle aziende comunicando in tempo reale al loro interno. «Dal ritardo in una consegna, al problema logistico, al riassortimento. Segnalazioni e necessità: comunicato tutto in pochi istanti». Non è poco con 1188 punti vendita monomarca in 34 Paesi, l’e-commerce e il piano di ristrutturazione «300 in 300», restyling di 300 punti vendita in 300 giorni su Italia ed Europa.

Fantastica tanta efficienza, ma il sogno di cui parlavamo? «C’è, eccome. Il più recente: il lancio della Smart Couture by Motivi: la nostra haute couture accessibile». La definisce così, intervenendo, Furio Visentin, brand director Motivi. «Progetto nato con Francesco Scognamiglio, sinonimo di alta moda internazionale. Non si tratta di una capsule, ma una serie di capi in cui ci rispecchiamo. Smart identifica il nostro modo di approcciarsi al sogno: irraggiungibile prima, accessibile ora, per stile e prezzo, benché utilizzati tessuti pregiati come pizzo e chiffon». Motivi è tra i marchi di punta, ma l’impegno di Hoegstedt è a tutto tondo. «Consolidare la personalità del gruppo: fondamentale. Valorizzare il legame con la tradizione made in Italy. Definire in modo inequivocabile l’identità di ognuno dei marchi: un’anima frizzante per Luisa Viola, la classicità per Oltre, l’attenzione alle esigenze curvy di Elena Mirò. Solo a quel punto consolideremo la nostra presenza sui mercati internazionali». Curvy: parola chiave della fisicità mediterranea e tra le chiavi del successo del gruppo: il 25% del fatturato del mercato italiano arriva da quel segmento. «Un tesoro, vero: la profonda esperienza nel mondo curvy trovata al mio arrivo. Miroglio ha un know-how unico in fatto di modellistica. Non solo in questo comparto, ma nella realizzazione di un capo femminile. Del resto è così, le magre vorrebbero più curvy e viceversa. I nostri progetti però devono soddisfare tutte le aspirazioni. I sogni. Curvy oppure no».

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