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Carenza di chip: la tempesta perfetta si abbatte sul settore automotive

Il mese scorso Volkswagen ha dichiarato che avrebbe prodotto 100 mila auto in meno nel primo trimestre dell’anno nei siti in Europa, Nord America e Cina. General Motors ha appena annunciato che chiuderà per una settimana tre dei suoi impianti in Nord America e Messico, mentre ne rallenterà altri in Corea del Sud. Ford ha deciso di sospendere per un mese la produzione in Germania fino al 19 febbraio e ora si appresta a ridurre i turni per una decina di giorni negli impianti Usa dove assembla i pick-up. Nissan si è trovata costretta a tagliare la produzione della Note, un modello ibrido elettrico di punta. Insomma, la tempesta perfetta sembra essersi abbattuta sull’industria automobilistica mondiale e la causa è solo una: la carenza di semiconduttori.

Con l’avvento della pandemia e una domanda prevista in calo per la maggior parte del 2020, le case automobilistiche e i loro fornitori hanno ridotto il loro inventario. In particolare, i fornitori di semiconduttori per il settore automotive hanno anche annullato gli ordini a fonderie esterne, mentre la capacità interna è stata interrotta o rallentata. Il mercato dell’auto non aveva però fatto i conti con una domanda i rapida ripresa a fine 2020, che si è sommata alla richiesta di chip da parte delle aziende che producono elettronica di consumo in vista del periodo natalizio. Tutto ciò ha creato dei significativi colli di bottiglia nella catena di fornitura, con tempi di consegna che si sono allungati di svariate settimane. Il problema è sorto nella seconda metà del 2020, ma proseguirà ben dentro il 2021.

A questa situazione imprevista va sommata la rapida crescita del mercato delle auto elettriche, che ha aumentato la domanda dell’industria automobilistica di semiconduttori, che alimentano ancora più cose dentro un veicolo green, dalla gestione della batteria ai sistemi di assistenza alla guida e all’intrattenimento in auto.

“Per la situazione che si è venuta a creare, quest’anno rischia di saltare la produzione di 2 milioni di veicoli“, aveva detto Jean Marc Chery, CEO di STM a Il Sole 24 Ore, in occasione della presentazione dei dati di bilancio 2020. Secondo una recente previsione di IHS Markit, la più grande carenza di semiconduttori sarà in Cina, dove a causa di ciò c’è il rischio di produrre 250 mila auto in meno nel primo trimestre. In Europa le perdite potrebbero ammontare a 100 mila unità per questo trimestre, con livelli di produzione influenzati negativamente anche in Nord America, Giappone e India.

“I problemi attuali non sono sfide strutturali che richiedono aumenti della spesa in conto capitale per essere risolti, ma sono il risultato di una tempesta perfetta di segmenti non automobilistici che consumano capacità di produzione di semiconduttori”, ha spiegato Phil Amsrud, analista di IHS Markit. I problemi saranno risolti quando i tempi di consegna del settore passeranno dalle attuali 26 settimane alle 12-16.

C’è però chi pensa serviranno mesi per tornare alla normalità. “La carenza di semiconduttori potrebbe ritardare la ripresa delle vendite di nuovi veicoli e della redditività del settore – ha scritto gli analisti di Fitch Ratings – I produttori di automobili stanno riducendo la produzione e disattivando selettivamente gli impianti fino a quando la carenza non diminuirà, cosa che prevediamo richiederà diversi mesi”.

Nonostante gli esperti non siano concordi nel consigliare un aumento della capacità produttiva alla aziende che producono (o assemblano) semiconduttori, qualcuno si sta già muovendo in questo senso e alla fine potrebbe uscire rafforzato da questa crisi. Ci sono infatti dei chiari trend che potrebbero innalzare in modo strutturale la richiesta di chip nel mercato globale: uno è sicuramente il processo di elettrificazione e digitalizzazione delle auto, ma entrano in gioco anche l’utilizzo intelligente dell’energia e dell’elettronica per controllare i consumi e lo sviluppo dell’Internet delle cose e delle connessioni 5G.

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