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Cantone boccia Atac: proroga del contratto illegittima, serviva gara pubblica. Il Campidoglio: "Troveremo soluzioni"

L’Autorità anticorruzione frena un iter di fondamentale importanza per l’Atac, per il quale il Campidoglio sta attendendo il responso del Tribunale Fallimentare


“Secondo me è una criticità superabile. Le soluzioni ci sono e ci ragioneremo insieme”. Lo ha detto il presidente della commissione Trasporti di Roma Enrico Stefàno (M5S) interpellato sul documento dell’Anac, l’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone che boccia di fatto la proroga del contratto di servizio ad Atac fino al 2021 parlando di “gravi perplessità” e “seri dubbi sulla legittimità della proroga”, su uno dei pilastri del piano dell’azienda per il concordato preventivo. Un iter, di fondamentale importanza per l’Atac, per cui il Campidoglio – dopo un primo ok della Procura – sta attendendo il responso del Tribunale Fallimentare.
A rivelare il documento con i rilievi dell’Anac è il Messaggero. Secondo l’Anac, il contratto di servizio andava prorogato attraverso una gara e non con un affidamento diretto. L’anticorruzione contesta anche il fatto che, tra le motivazioni addotte dal Comune per l’affidamento diretto, si sarebbe rischiato il fallimento se non ci fosse stata la proroga immediata.
Dunque secondo l’autorità guidata da Cantone la procedura non è legittima e la proroga ha impedito di fare un regolare bando come le disposizioni prevedono. Anac ricorda infatti che per legge un servizio pubblico non si può sospendere e riporta diverse sentenze del Tribunale Civile che affermano come i servizi pubblici essenziali non possono essere bloccati fino al subentro di un nuovo soggetto. “L’intero sistema delineato dall’azienda e dal socio unico, il Comune di Roma, poggia su circostanze eccezionali o emergenziali non ancora verificate” scrive l’Autorità concludendo che sulla proroga sono state rilevate “gravi perplessità”.
La proroga del servizio inoltre, ricorda la stessa Anticorruzione, era stata bocciata dall’Antitrust che aveva rilevato un “eccesso di potere” e il “perseguimento di finalità estranee all’interesse pubblico generale”. Insomma un altro ostacolo sulla strada del concordato preventivo in continuità – a causa del debito monstre da 1,3 miliardi di euro – dopo la notizia del nulla di fatto nella gara sull’acquisto di decine di bus andata deserta.

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