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Camping River, il piano rom della Raggi è un bluff: tutti insoddisfatti

Camping River, il piano rom della Raggi è un bluff: tutti insoddisfatti
Ora i 426 ospiti sarebbero occupanti abusivi, ma sono ancora lì presidiati dalla polizia. Il Comune ha previsto un contributo  di 800 euro mensili oppure 10mila euro totali a famiglia
 

I romani sono agguerriti per i roghi tossici e la microcriminalità proveniente dai cosiddetti villaggi della solidarietà, invece i rom, a cui sono stati promessi i benefit per lasciare i campi nomadi, si sentono presi in giro. Sono queste, in sintesi, le due facce della stessa medaglia ma così diverse provocato dal “piano bluff” dell’amministrazione Raggi per il superamento di alcuni campi rom, che riguarda anche l’assurda vicenda del Camping River.
L’antefatto. Il Camping River sarebbe stato sgomberato attraverso la “fuoriuscita assistita”, almeno stando al piano Raggi.
Infatti, il direttore della Direzione Accoglienza e Inclusione di Roma Capitale, Michela Micheli, ha stabilito qualche settimana un contributo economico di un massimo di ottocento euro mensili oppure 10mila euro totali per un singolo o un nucleo familiare.
Invece la convenzione tra Roma Capitale e la onlus Isola verde, che gestiva i container di via Tiberina, è scaduta.
Ora restano soltanto due volanti della Polizia a sorvegliare l’ingresso h24, mentre  le famiglie – per un totale di 426 ospiti, di cui 187 minorenni – sono ancora all’interno dell’area e nelle prossime rischiano di restare senza acqua, luce, vigilanza, sportello sociale.
Si corre il serio rischio di un Castel Romano bis, il campo rom sulla Pontina, dove la situazione è assai grave sotto tutti i punti di vista, a partire dalle precarie condizioni igienico sanitarie come denunciato anche dall’Ugl-Polizia locale.
I 5 Stelle, dal canto loro, restano ottimisti nonostante il piano Raggi ha diffuso sin qui soltanto rabbia tra i romani in difficoltà e, al tempo stesso, gli abitanti dei campi, che auspicavano di incassare il contributo economico del Campidoglio.
In un lungo post sulla pagina Facebook Movimento Cinque Stelle Roma del 30 settembre, ultimo giorno della convenzione, si legge: “I dati iniziali lasciano ben sperare nella riuscita del progetto: una famiglia, due donne single con i loro bambini e una persona dializzata saranno i primi a lasciare i vecchi moduli”. E ancora: “L’amministrazione prevede un sostegno a patto che chi aderisce garantisca tra latro la frequenza scolastica dei bambini, l’avvio di una regolare attività lavorativa e la sottoscrizione di un contratto di affitto”.
Mentre qualche ora prima in un altro post – successivamente rimosso – si leggeva: “Coloro che, dopo il 30 settembre, rifiuteranno ancora le alternative offerte e resteranno nell’area del campo saranno considerati occupanti abusivi”.
Dunque, la rivoluzione pentastellata è in stand-by per il superamento dei campi nomadi che sta avendo un effetto boomerang per i 5 Stelle: un duro scontro sia con i romani che con la comunità rom. Tutti insoddisfatti.

 
I romani sono agguerriti per i roghi tossici e la microcriminalità proveniente dai cosiddetti villaggi della solidarietà, invece i rom, a cui sono stati promessi i benefit per lasciare i campi nomadi, si sentono presi in giro. Sono queste, in sintesi, le due facce della stessa medaglia ma così diverse provocato dal “piano bluff” dell’amministrazione Raggi per il superamento di alcuni campi rom, che riguarda anche l’assurda vicenda del Camping River.
L’antefatto. Il Camping River sarebbe stato sgomberato attraverso la “fuoriuscita assistita”, almeno stando al piano Raggi.
Infatti, il direttore della Direzione Accoglienza e Inclusione di Roma Capitale, Michela Micheli, ha stabilito qualche settimana un contributo economico di un massimo di ottocento euro mensili oppure 10mila euro totali per un singolo o un nucleo familiare.
Invece la convenzione tra Roma Capitale e la onlus Isola verde, che gestiva i container di via Tiberina, è scaduta.
Ora restano soltanto due volanti della Polizia a sorvegliare l’ingresso h24, mentre  le famiglie – per un totale di 426 ospiti, di cui 187 minorenni – sono ancora all’interno dell’area e nelle prossime rischiano di restare senza acqua, luce, vigilanza, sportello sociale.
Si corre il serio rischio di un Castel Romano bis, il campo rom sulla Pontina, dove la situazione è assai grave sotto tutti i punti di vista, a partire dalle precarie condizioni igienico sanitarie come denunciato anche dall’Ugl-Polizia locale.
I 5 Stelle, dal canto loro, restano ottimisti nonostante il piano Raggi ha diffuso sin qui soltanto rabbia tra i romani in difficoltà e, al tempo stesso, gli abitanti dei campi, che auspicavano di incassare il contributo economico del Campidoglio.
In un lungo post sulla pagina Facebook Movimento Cinque Stelle Roma del 30 settembre, ultimo giorno della convenzione, si legge: “I dati iniziali lasciano ben sperare nella riuscita del progetto: una famiglia, due donne single con i loro bambini e una persona dializzata saranno i primi a lasciare i vecchi moduli”. E ancora: “L’amministrazione prevede un sostegno a patto che chi aderisce garantisca tra latro la frequenza scolastica dei bambini, l’avvio di una regolare attività lavorativa e la sottoscrizione di un contratto di affitto”.
Mentre qualche ora prima in un altro post – successivamente rimosso – si leggeva: “Coloro che, dopo il 30 settembre, rifiuteranno ancora le alternative offerte e resteranno nell’area del campo saranno considerati occupanti abusivi”.
Dunque, la rivoluzione pentastellata è in stand-by per il superamento dei campi nomadi che sta avendo un effetto boomerang per i 5 Stelle: un duro scontro sia con i romani che con la comunità rom. Tutti insoddisfatti.

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