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Campidoglio, Meloni attacca i grillini sulla "salva-Tredicine" poi ritratta ma è già fuori

Le scuse non bastano al fedelissimo di Casaleggio lo staff prepara il trasloco e Raggi studia la sostituzione del “tecnico” non allineato
arando zeppier_news
Un post allunga la vita. Specie se di scuse. Da ieri sera lo sa bene l’assessore al Commercio Adriano Meloni, dato per tutto il giorno a un passo dall’addio al Campidoglio dopo lo scambio su WhatsApp pubblicato dal Messaggero in cui ribattezzava ” Coidicine ” il consigliere grillino e presidente della commissione Commercio Andrea Coia e adombrava dubbi su una presunta combine tra la famiglia di venditori ambulanti Tredicine e il M5S per l’affidamento dei banchi della festa della Befana a piazza Navona.
Il dietrofront è arrivato al termine di una giornata ad alta tensione. Prima i consiglieri 5S si sono scatenati in chat contro Meloni. Poi, nel pomeriggio, Coia è piombato in Campidoglio per chiedere spiegazioni e il via libera a un piccato post di replica. Quindi è arrivata la chiamata della sindaca Virginia Raggi all’assessore. Dura, durissima. Tanto da convincere Meloni a cospargersi il capo di cenere sui social: ” Non c’è alcun legame tra il M5S e la famiglia Tredicine, meno che mai in merito all’organizzazione della Festa della Befana: chi scrive il contrario afferma il falso. Mi scuso con Andrea Coia per alcuni spezzoni di una chat privata riportati dalla stampa: si tratta di parole sicuramente fuori luogo. Abbiamo lavorato insieme per la manifestazione e continueremo a farlo “.
Tutto in ordine? Neanche per sogno. Perché ormai l’assessore al Commercio è con un piede fuori dal team Raggi. ” Quasi due, si tratta solo di attendere qualche altra settimana ” , spiega uno degli assessori più vicini alla prima cittadina. La tregua firmata via social ieri sera è a tempo. E non sembra destinata a durare poi troppo: il tempo di trovare un sostituto o la giusta formula per spacchettare le deleghe di Meloni e poi ognuno per la sua strada. Senza troppi rimpianti, come accadde pure nel caso dell’ex assessore all’Urbanistica Paolo Berdini. Da mesi i colleghi si lamentano per le ripetute assenze di Adriano Meloni alle riunioni di giunta: ” E anche quando c’è sembra che abbia sempre la testa da un’altra parte”.
Dall’altra parte della barricata c’è l’assessore, uomo della Casaleggio Associati – anche per questo ieri è stato salvato dai vertici del Movimento – con la risposta sempre pronta per i cronisti: ” Se non mi cacciano, non me ne vado ” . I collaboratori, a partire dal capo staff Leonardo Costanzo, gli restano fedeli: ” Noi continuiamo a lavorare come se nulla fosse accaduto “. Ma a loro volta avrebbero già iniziato a far circolare il curriculum in vista della più che probabile fine del loro rapporto con il Campidoglio.
Conoscono l’assessore, lo chiamano “l’uomo delle dichiarazioni” e sanno che altre uscite del genere non sono escluse. Anche perché Meloni ha il dente avvelenato con il M5S. “Non sono un grillino, sono un tecnico ” , ha ribadito in più di un’occasione alla buvette di Palazzo Senatorio. Lasciandosi di fatto le mani libere, soprattutto dopo essere rimasto invischiato nel caso Marra: l’assessore è finito nella bufera scatenata dalla nomina di Renato Marra, dirigente dei vigili urbani e fratello dell’ex braccio destro della sindaca Raffaele, alla direzione Turismo. Quella promozione il 9 gennaio potrebbe costare alla prima cittadina grillina il rinvio a giudizio per falso. E a Meloni è costata già una discreta dose di grattacapi: interviste concesse e poi rettificate, una gita in procura e un’indesiderata sovraesposizione mediatica. Alla fine, come se non bastasse, ha dovuto pure assumersi la parziale paternità della nomina.
A quel punto, poi, è partito il braccio di ferro con il consigliere M5S Andrea Coia. Prima sulla delibera sul commercio ambulante, poi sul bando per l’assegnazione delle postazioni per la festa della Befana di piazza Navona: Meloni avrebbe eliminato volentieri il requisito dell’anzianità,

quello che ha permesso alla famiglia Tredicine di fare man bassa di banchi di giocattoli e dolciumi. Ma non è stato ascoltato. Quindi, in serie, sono arrivati lo sfogo contro Coia, gli attacchi del Pd (spettatore gongolante della lite in atto nel condominio 5S) e il post di scuse firmato Meloni. Che ora attende solo il benservito dalla sindaca per fare i bagagli. Mentre i Tredicine non mollano: vogliono che a pagare per la sicurezza e il presepe in piazza Navona sia il Comune

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