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Calenda e l’invito a cena a Renzi, Minniti e Gentiloni: “Impediamo la sottomissione del Pd al M5s”

Mossa dell’ex ministro mentre la battaglia per il congresso si fa sempre più accesa.


S’infittiscono i movimenti dentro il Pd in vista del congresso. Dopo la proposta di Matteo Orfini di “sciogliere il Pd”, una mossa che Nicola Zingaretti legge come un modo per rinviare il congressoche dovrà nominare il nuovo segretario, dato che i renziani non dispongono di un candidato su cui puntare, e con il governatore che invece tiene il punto per eleggere il nuovo leader prima delle Europee, ecco che esce allo scoperto l’ex ministro Carlo Calenda. Raccogliendo un invito di Giuliano da Empoli, invita a cena a Renzi, Minniti e Gentiloni per fare fronte comune.

Scrive Da Empoli, uno dei consiglieri di Renzi, su Twitter: “La Storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del PD verso l’irrilevanza e la sottomissione al M5S”. Risposta di Calenda, in un tweet fissato: “Hai ragione Giuliano. Questo è un invito formale. Vediamoci  . Per essere operativi e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo”.

Calenda sostiene da tempo la necessità di comporre “un fronte repubblicano”, in difesa dell’Europa e della democrazia liberale, che vada oltre il Pd. Un fronte che si contrapponga nettamente al M5s. C’è nel riferimento alla possibile “sottomissione al M5S” una critica a Zingaretti, che ha detto di voler parlare agli elettori Cinquestelle, poiché molti di loro sono stati elettori del centrosinistra. “Ma”, dice a Repubblica, “il mio non è invito a fare proseliti per il mio fronte. E’ un modo per tornare a parlarsi. Siamo al paradosso che in pubblico Gentiloni non parla con Renzi, Renzi parla con Minniti e poco con me, allora, forse in privato, seduti attorno a un tavolo, riusciamo a capire cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare. Soprattutto dobbiamo tornare a parlarci, perché sulle grandi questioni abbiamo le stesse idee. Il congresso è una tappa importante, ma che reputo intermedia”.

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