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Bufale e linciaggi, in India i falsi allarmi in chat sono un caso di Stato. E il governo chiede aiuto a WhatsApp

Una ventina di morti in neanche tre mesi da una parte all’altra del Paese: la folla aizzata da messaggi e video su presunte gang di rapitori e trafficanti di organi. Il ministero della Tecnologia accusa la chat, chiedendo azioni immediate
LA FACCENDA sta diventando tremendamente seria. Le bufale circolano su WhatsApp, fuori da ogni controllo e da ogni fondatezza, e scattano pestaggi e linciaggi. Accade in India dove nelle ultime settimane il fenomeno dei falsi allarmi in chat è diventato un caso nazionale. Provocando una dozzina di morti. Per il New York Times addirittura venti. Oltre a decine di feriti. Tanto che il ministero della Tecnologia e delle comunicazioni elettroniche ha chiesto aiuto proprio a WhatsApp. Di più: ha messo all’angolo l’applicazione utilizzata ogni mese da quasi due miliardi di utenti (in India 200 milioni attivi ogni giorno), chiedendo che si assuma la responsabilità rispetto a questi orrendi fatti di sangue, di cui circolano anche stomachevoli video. Ma anche che “intervenga immediatamente” sulla questione.
La società controllata da Facebook ha risposto chiedendo un approccio univoco al problema, che coinvolga il “governo, la società civile e le compagnie hi-tech: devono lavorare insieme”. Uno degli ultimi casi è avvenuto all’inizio di giugno. Due uomini indiani – Abijeet Nath e Nilotpal Das  – sono stati aggrediti e uccisi nella provincia di Assam, dove erano in visita turistica, perché delle notizie su di loro e sui loro movimenti nella zona, diffuse in chat ma anche col tradizionale passaparola, avevano convinto parecchi abitanti che si trattasse di ladri di bambini. In effetti le classiche “accuse” che girano e arrivano sugli smartphone di popolazioni che, specialmente nelle aree rurali, hanno scarsa familiarità con la tecnologia e le dinamiche di questi ambienti digitali, sono proprio queste: rapimento al fine del traffico di organi.

Bufale e linciaggi, in India i falsi allarmi in chat sono un caso di Stato. E il governo chiede aiuto a WhatsApp

La versione nella provincia di Assam è stata confermata da un ufficiale della polizia locale. Ma non si tratta dell’unico caso: molti altri omicidi e agguati sono in qualche modo da collegare alle bufale fatte girare in chat. E al clima che stanno costruendo. L’ultimo dramma in ordine di tempo è avvenuto domenica scorsa nel Maharashtra, lo Stato di Mumbai e Pune: cinque uomini appartenenti a una comunità nomade sono stati letteralmente linciati dalla folla perché, di nuovo, ritenuti colpevoli del rapimento di minori. La Bbc ha chiamato il fenomeno “WhatsApp child abduction rumours”, tanto si è fatto preoccupante. Non si manifesta solo tramite messaggi testuali. Al contrario, la pancia degli utenti viene spesso mossa da videoclip, del tutto artefatti, che raffigurano persone in moto mentre rapiscono dei piccoli (una clip, in particolare, è diventata virale ed è stata realizzata tagliando ad arte un video di sensibilizzazione diffuso in Pakistan, orientato proprio alla sicurezza dei bambini).
A voler scorrere l’elenco dei fatti, sembra davvero un bollettino di guerra. Ad aprile è stato ucciso un uomo nello stato del Tamil Nadu per il solo fatto che girovagava senza meta per le strade di una città. A maggio, sempre nello stesso stato, un 55enne è stato linciato per aver regalato qualche dolcetto ai bambini e la polizia locale ha arrestato una trentina di persone. Un uomo nell’Andhra Pradesh è stato aggredito solo perché non parlava la lingua locale telugu ma l’hindi. E ancora casi di omicidio di massa a Telangana, Bangalore ed Hyderabad. A giugno, oltre al caso dell’Assam, altre aggressioni – spesso mortali – ad Ahmadabad, nel Rajastan, e a Tripura.
In tutti questi casi, dicono le autorità, c’era di mezzo WhatsApp e il suo carico di video virali e panzane sui presunti rapitori. E a poco, se non nulla, sono vale le campagne in cui polizia e altri organismi amministrativi hanno avvisato nei modi più diversi, anche direttamente in strada, delle falsità diffuse in chat. “Abbiamo manifestato profonda disapprovazione rispetto a questo tipo di sviluppi ai manager di WhatsApp – hanno aggiunto dal ministero federale – e li abbiamo avvisati della necessità di misure risolutive che prevengano la proliferazione di questi contenuti falsi e sensazionalistici”.
Dal canto suo il programma di messaggistica, che pure negli ultimi mesi ha tentato di sfoderare una serie di contromisure antibufala, ha spiegato che istituirà una sorta di chiamata all’appello per approfondire la diffusione della disinformazione sulla piattaforma: “Considereremo in modo molto serio le proposte da ogni prospettiva sociologica o tecnologica che ci aiutino a comprendere il problema” hanno scritto i manager del gruppo. Precisando tuttavia che “è responsabilità del governo indiano decidere come affrontare il verificarsi di queste uccisioni, bisogna collaborare”.

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