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Bologna, l'azienda prima li licenzia poi li riassume perché ha troppi ordini

Alla Minarelli (gruppo Yamaha) richiamati con contratti a tempo determinato 13 dei 58 operai allontanati dopo una lunga vertenza. I sindacati: “La realtà supera la fantasia”tirinnanzi Pier Francesco

BOLOGNA – Seimila ore di sciopero, tre mesi di vertenza, presidi sotto alla sede di Confindustria e sotto al Comune di Calderara. Alla fine 58 lavoratori della Motori Minarelli, gruppo Yamaha, sono stati licenziati perché l’azienda non aveva abbastanza lavoro, pagando anche incentivi da 75mila euro a chi se ne è andato. Oggi, a tre mesi dall’arrivo delle lettere di licenziamento, l’azienda ha riassunto alcuni degli stessi lavoratori, con un contratto da quattro mesi, perché non riesce a far fronte agli ordini.
“Una situazione paradossale, la realtà supera la fantasia. L’azienda si dimostra totalmente inadeguata”, protestano i sindacati, che benedicono gli accordi firmati a fine 2017 che vincolavano l’azienda a riassumere gli ex-lavoratori in caso di aumento degli ordini. Le chiamate a 13 lavoratori licenziati sono arrivate in questi giorni: l’azienda, che ha sede a Lippo di Calderara e oggi impiega 200 persone, li ha richiamati offrendo un contratto a tempo determinato da quattro mesi perché con i lavoratori attuali non riesce a far fronte agli ordini. La ragione, ha spiegato l’azienda a Fim Cisl e Fiom Cgil, è l’aumento imprevisto degli ordini in vista della stagione estiva, periodo tradizionalmente più impegnativo per le aziende che producono moto, che sono un prodotto stagionale.
La Motori Minarelli è controllata dall’inizio degli anni Duemila dalla Yamaha e produce e assemblea motori sia per gli scooter che per le moto giapponesi. Nel corso degli anni si sono succedute varie procedure di licenziamento, tra cui l’ultima pochi mesi fa, iniziata a settembre per una settantina di persone e poi regolata da un accordo firmato coi sindacati dopo settimane di proteste e scioperi: 58 operai sono quindi stati licenziati con un incentivo economico da 75mila euro per la perdita del posto. Ora, il cambio di rotta (solo temporaneo) per 13 di loro, richiamati al lavoro.
I sindacati non credono all’aumento imprevisto di ordini e, pur sottolineando la buona notizia, se la prendono coi manager. “È l’ennesima inadeguatezza della direzione aziendale – protestano i delegati aziendali assieme a Fim e Fiom – Hanno sempre dichiarato che il ridimensionamento del sito di Calderara e i licenziamenti erano dovuti dalla crisi del mercato e oggi, a tre mesi dai licenziamenti, richiamano parte degli stessi lavoratori perché non riescono a evadere le commesse. A volte la realtà supera la fantasia”. I sindacati sostengono quindi di “avervisto giusto nel non condividere il piano industriale Yamaha” ma anche a prevedere, nell’accordo firmato, “regole vincolanti per l’impresa che oggi impongono di richiamare i licenziati e a non avvalersi di personale precario”. “Oggi più che mai – concludono – alla Minarelli c’è bisogno di un sindacato serio e strutturato che eviti che la malagestione e la scarsa pianificazione si scarichino lavoratrici e lavoratori”
 

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