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Bitonto, il boss Conte catturato dopo 37 giorni di latitanza: "Ordinò omicidio in cui morì la passante"

Bitonto, il boss Conte catturato dopo 37 giorni di latitanza: "Ordinò omicidio in cui morì la passante"Domenico Conte
Si nascondeva con la moglie e il figlio in un residence tra Santo Spirito e Giovinazzo. Domenico Conte è accusato di essere il mandante dell’omicidio dell’84enne Anna Rosa Tarantino
È finita la latitanza di Domenico Conte, il boss 48enne di Bitonto accusato di essere il mandante dell’omicidio dell’84enne Anna Rosa Tarantino, avvenuto il 30 dicembre. Era in fuga dal 20 aprile scorso e si nascondeva in un residence di Giovinazzo (al confine con il quartiere barese di Santo Spirito), insieme alla moglie e alla figlia di sei anni.
La cattura è avvenuta all’alba, dopo un’intensa attività di indagine da parte degli uomini del commissariato di Bitonto, della Squadra mobile di Bari e del Comando provinciale dei carabinieri, della compagnia di Molfetta e della stazione di Bitonto.
Conte – che la Dda considera il capo dell’omonimo clan bitontino, contrapposto a quello dei Cipriani – era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Giovanni Anglana su richiesta dei sostituti procuratori Marco D’Agostino e Ettore Cardinali. Nel provvedimento si contestava di essere il mandante dell’omicidio Tarantino, avendo dato ai suoi uomini l’ordine di uccidere qualunque esponente del gruppo criminale rivale si fossero trovati di fronte. Tale diktat maturo dopo una serie di agguati reciproci, nell’ambito di una guerra che durava dal l’autunno per il controllo delle piazze di spaccio della città.
L’assassinio della Tarantino in via delle Martiri, avvenne per errore in quanto la vittima avrebbe dovuto esser Giuseppe Casadibari del clan Cipriano, e  fu materialmente commesso da Rocco Papaleo e Michele Sabba, arrestati nel blitz di marzo e poi diventati collaboratori di giustizia. Le loro dichiarazioni sono state fondamentali per definire il castello accusatorio nei confronti del boss e consentire ai magistrati di chiederne l’arresto.
La cattura, che sarebbe dovuta avvenire la notte tra il 20 e il 21 aprile, era però sfumata per un soffio, considerato che Conte era fuggito dalla sua abitazione di Bitonto poche ore prima che le forze dell’ordine andassero a notificargli l’ordinanza di custodia cautelare. Da quel giorno la caccia all’uomo è stata serrata. La sua casa è stata passata più volte al setaccio, così come quelle degli uomini del clan rimasti a piede libero. Nello stesso periodo sono state effettuate una serie di ritorsioni nei confronti dei familiari dei pentiti, da quelli di Vito Antonio Tarullo (il primo a scegliere la strada della collaborazione) a quelli di Papaleo.
Il giorno in cui Conte sfuggi alla cattura fu arrestato invece uno dei suoi luogotenenti, Alessano De’Elia, che in quel maledetto 30 dicembre avrebbe portato a Sabba e Papaleo l’ordine di morte da parte del boss. Il quarantottenne si sarebbe spostato più volte durante la sua latitanza e non avrebbe resistito al richiamo del

sangue, ovvero a portare con se la moglie incinta e la figlioletta pur nella consapevolezza di rendere in tal modo più difficile la sua fuga. Gli investigatori vaglieranno ora la posizione del proprietario del residence, per capire se avesse contezza dell’identità ingombrante del suo ospite o se ne fosse completamente all’oscuro. Le indagini proseguiranno anche per scoprire chi ha aiutato Conte a sottrarsi all’arresto la notte del blitz e durante questi mesi.

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