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Bari, la psichiatra Paola Labriola fu uccisa da un paziente: dopo 5 anni giustizia a metà

L’inagibilità del Palagiustizia farà saltare l’udienza del 20 settembre nei confronti degli allora dirigenti Asl, accusati di aver omesso le cautele necessarie per garantire la sicurezza sul lavoro della dottoressa


Giustizia a metà per Paola Labriola, la psichiatra barese uccisa da un paziente il 4 settembre 2013 con 70 coltellate nel centro di salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà di Bari. La situazione di inagibilità del Tribunale penale di Bari e il conseguente decreto legge che ha sospeso i processi fino al 30 settembre, farà saltare l’udienza prevista per il prossimo 20 settembre nei confronti degli allora dirigenti della Asl di Bari, accusati di aver omesso le cautele necessarie per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro della dottoressa Labriola.

Per il delitto è già stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato il 41enne Vincenzo Poliseno, che sta scontando la pena in carcere. A cinque anni dal fatto, è ancora pendente in primo grado il processo nei confronti dei 6 dirigenti Asl, tra i quali l’ex dg Domenico Colasanto, imputati per morte come conseguenza di altro reato, omissione di atti d’ufficio, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità. Questo processo, però, per il momento non sarà celebrato e quando riprenderà, non si sa ancora tra quanti mesi e in quale Tribunale, rischia di ricominciare dal principio perché nel frattempo due dei giudici che compongono il collegio sono stati trasferiti.

“Un’altra vergogna nazionale. – commenta l’avvocato Michele Laforgia, difensore della famiglia della vittima – Il processo è sospeso e quando riprenderà, non si sa dove, dovrà ricominciare da zero perché nel frattempo due giudici hanno assunto un altro incarico. Un insulto alla memoria di Paola, uno schiaffo alla città, un danno anche per gli imputati in attesa di giudizio”.

Quello di Paola Labriola è solo uno dei tanti processi sospesi a causa della emergenza dell’edilizia giudiziaria penale barese, attualmente divisa in otto diverse sedi dislocate a Bari e in provincia, in attesa che sia reso disponibile il nuovo edificio individuato dal Ministeri, l’ex palazzo Telecom al quartiere Poggiofranco. Da quando il Palagiustizia di via Nazariantz è stato dichiarato inagibile per rischio crollo, infatti, sono stati sospesi (prima con rinvii fatti nella tendopoli allestita nel cortile del palazzo, poi con decreto legge) circa 10.500 processi penali ordinari, quelli cioè senza detenuti, che dovranno essere nuovamente fissati, con decine di migliaia di parti (vittime, familiari di vittime e imputati) che attendono giustizia.

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