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Aste deserte, tariffe stellari con i contratti ingrassa-privati. E così Ama brucia 13 milioni

A vuoto le gare per lo smaltimento e l’azienda stringe accordi temporanei con ditte sul mercato. Ma a carissimo prezzo. E per recuperare le extra somme spese si profila per i cittadini la stangata sulla Tari


Quasi 13 milioni di euro in nove mesi, fino a dicembre. Tanto spenderà in più Ama per onorare gli accordi ponte sottoscritti a marzo con le società che stanno portando via i rifiuti da Roma.
Il fatto è che la municipalizzata questi soldi non li ha perché non li aveva previsti in bilancio. Ma costretta dalle ferree leggi di mercato e dal rischio sanitario della spazzatura in strada, ha dovuto sottostare ai prezzi stellari richiesti dai fornitori. E ora da dove prenderà questi soldi Ama?

Aggiungiamoci che l’assessore regionale all’Ambiente Massimiliano Valeriani ha appena minacciato di sospendere l’autorizzazione al Tmb Salario per i continui miasmi che l’impianto di trattamento meccanico biologico rilascia sul territorio, che il Campidoglio non ha ancora approvato il bilancio e che i sindacati sono di nuovo sul piede di guerra e non potremo non concludere che è un pessimo periodo per Ama
Torniamo alla questione degli accordi ponte, in vigore fino alla fine di marzo 2019, che molto verosimilmente produrranno una stangata nella prossima Tari. Quando a marzo il primo bando da 105 milioni per lo smaltimento degli scarti e della Fos, frazione organica stabilizzata, prodotti dai due Tmb Ama di Rocca Cencia e Salario è andato deserto, la municipalizzata ha optato per gli accordi ponte.
Ed ha fatto un passo verso il baratro. In precedenza, l’azienda pagava 143 euro a tonnellata i rifiuti che mandava a smaltire fuori dei suoi impianti. Ora la municipalizzata è costretta a pagare in media 198 euro a tonnellata per lo smaltimento in discarica ( 142 euro a tonnellata più i costi del trasporto e l’ecotassa) e circa 207 euro a tonnellata per avviare i rifiuti al termovalorizzatore (172 euro a tonnellata più trasporto).
In media dunque la municipalizzata si trova a pagare 60 euro in più a tonnellata, un’enormità. E poiché i due Tmb Ama producono ogni giorno 300 tonnellate di Fos e 500 di scarti, pari a 24mila tonnellate al mese, ne deriva che la municipalizzata paga un milione e 440mila euro in più al mese, pari a 12 milioni e 960mila euro.
Un vero bengodi per le aziende che hanno scelto di collaborare con Ama. Stando così le cose, era prevedibile che non ci sarebbe stata risposta neanche al secondo bando, quello da 188 milioni di euro, andato deserto appena venerdì scorso. Nella seconda gara Ama ha stabilito un prezzo a base d’asta di 154 euro a tonnellata, un prezzo medio, e non diversificato, sia per la Fos che per gli scarti che per il cdr, il combustibile da rifiuti che non era nel primo bando e che è stato invece introdotto nel secondo. Perché le aziende avrebbero dovuto rispondere? ” Ama ha espletato una manifestazione d’interesse perlustrando il mercato ad ampio raggio ” , spiega la municipalizzata per giustificare gli accordi ponte. E aggiunge: ” Accordi ponte temporanei sono non solo legittimi, ma doverosi per assicurare i servizi di raccolta a monte sul territorio di Roma”.

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