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Andrea Arru: il piccolo Di Caprio italiano che conquista con il suo sorriso

Come prima domanda vorrei chiederti come nasce questa passione per il cinema?

R: si può dire che sia nata con me. Fin da molto piccolo (5-6 anni) ricordo che, guardando i film, non riuscivo a spiegarmi “come” venissero realizzati, dato che gli adulti mi dicevano che era tutto finto e che servivano per … far sognare le persone! Questa cosa del cinema come “fabbrica dei sogni” mi ha sempre affascinato e mi ha fatto innamorare di questa bellissima professione, anche se molto impegnativa. È nato in me il desiderio di “entrare dentro” i film!

 Quanto conta per te l’aspetto fisico per un attore?

R: nei primi anni della mia infanzia ho fatto il modello ed il fotomodello, con fotografi come Oliviero Toscani e Stefano Azario, per Armani Junior, Original Marines, Gianfranco Ferrè ed ho sfilato a Pitti Immagine Bimbo. In quel contesto l’aspetto fisico era senz’altro determinante.

Ma fare l’attore è un’altra cosa. Ci sono attori molto belli ed altri che non lo sono affatto ma hanno un enorme successo. Se esistono Di Caprio e Brad Pitt esistono anche Marcello Fonte e Massimo Ceccherini o Mel Brooks. Occorre essere bravi e saper trasmettere emozioni agli spettatori. Ci vuole studio e conoscenza tecnica. Studiando improvvisazione ho dovuto imparare quanta preparazione ci sia dietro la capacità di improvvisare. La preparazione dell’improvvisazione è un’arte da apprendere. Quindi la bellezza per un attore ha sicuramente meno importanza rispetto alle sue capacità di essere credibile sulla scena. C’è da lavorare e studiare duramente ma anche molta maggiore soddisfazione rispetto all’attività di modello.

 Tornando al cinema, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

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R: sto studiando e lavorando molto su di me con il mio acting coach, voglio continuare su questa strada, ho realizzato già molto per la mia età, ma aspetto importanti risposte su progetti ambiziosi, con ruoli drammatici in film di grossa caratura. Mi sento portato per la drammatizzazione, dopo aver mosso i miei primi passi nel genere thriller-horror.

  Con quale attore/attrice ti piacerebbe lavorare? 

R: il mio sogno sarebbe lavorare con Kate Winslet. La ammiro moltissimo come donna e come professionista. Ha raccontato pubblicamente quanta fatica e quanta gavetta abbia dovuto fare per arrivare al successo, ma non si è mai arresa neppure quando le dicevano che avrebbe potuto avere solo ruoli da ragazza sovrappeso e cicciottella. Ha avuto tenacia ed ha realizzato il suo sogno. Una grande!

 Se dovessi fare un piccolo bilancio, quali sono i momenti più significativi per te?

R: sicuramente è prematuro parlare di bilanci alla mia età. Posso dire che l’esperienza sul set dei film horror mi ha insegnato moltissimo. La fatica, anche fisica, di rimanere pronto a girare le mie scene, le ore di trucco e le lenti a contatto da indossare per avere gli occhi spiritati, l’ansia del primo ciak… tutto era nuovo ed affascinante. Ma ero la mascotte della troupe e degli attori adulti, che mi hanno incoraggiato ed insegnato moltissimo, assieme naturalmente ai registi, che mi hanno formato pretendendo molto da me. E questa la considero una grande fortuna!

Artisticamente, quale è l’attore a cui vorresti somigliare?

R: tra i miei preferiti c’è sicuramente Jared Leto, il Joker di Suicide Squad. Ma anche Di Caprio giovanissimo in Titanic è uno splendido riferimento, tanto per rimanere su Kate Winslet e visto che sembra che tutti mi vedano adatto a ruoli altamente drammatici.

 Chi è l’attore nel sociale? Soprattutto, quale è la sua missione?

R: impersonare un ruolo è anche una responsabilità. Si diventa facilmente un riferimento ed un modello a cui ispirarsi. Solo i più grandi possono scegliere i ruoli da interpretare e non ho certo oggi questa fortuna. La cosa fondamentale per me è riuscire a regalare emozioni profonde, riuscire a coinvolgere lo spettatore, trasmettere il messaggio che il regista si è prefisso per realizzare il suo film. Comunicare sia con le parole che con la propria fisicità.

 Che rapporto hai con i social network?

R: direi molto buono, almeno finora. Non ho avuto ancora esperienza di haters nei miei profili, per fortuna. Qualche stupido scocciatore c’è sempre, ma al momento nessun grave problema.

Ho un canale youtube ed un profilo Instagram, mentre ancora non sono su facebook.

 Hai un genere di film ai quali ti piacerebbe partecipare?

R: con i thriller horror sono ormai di casa. Vorrei ora avere un bel ruolo drammatico nel quale utilizzare le tecniche del metodo Strasberg che sto studiando. Ho un “cassetto” di emozioni da cui pescare per rendere “vere” le rappresentazioni di scena. Il mio coach mi sta insegnando proprio questo e non vedo l’ora di cimentarmi alla prova dei fatti.

 Leggi libri? E, se si, quali libri ti piace leggere?

R: non ho il tempo che vorrei per andare oltre i libri della scuola media e ciò che devo leggere e studiare per la recitazione. Studio per il cinema ma anche per il teatro, per cui, aggiungendoci il nuoto, che è il mio sport, direi che sono sufficientemente saturo di attività!

 Ultima domanda, quale è la tua personale missione di attore?

R: credo di avere in buona parte già risposto a questa domanda, ma posso aggiungere che, se riuscirò a realizzare il mio futuro nel cinema, potrò dire di avere vinto la mia battaglia, non consentendo a nessuno di distruggere il mio sogno, come raccomanda Will Smith a suo figlio in “La ricerca della felicità”, un film che sento molto vicino alla mia storia personale.

Vorrei tanto far sognare la gente e regalare emozioni autentiche!

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