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Amazon sfora i tetti sui "somministrati", l'Ispettorato del lavoro chiede di assumere 1.300 persone

Tra luglio e dicembre scorso la parte logistica del gruppo dell’e-commerce ha usato 1.308 lavoratori in somministrazione oltre il limite mensile di 444 contratti attivabili. Ora potranno chiedere l’assunzione a tempo indeterminato. La società: “Noi corretti, affronteremo le osservazioni delle autorità”

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MILANO – Amazon ha sforato le quote per l’utilizzo di “lavoratori somministrati” e ora dovrà assumere 1.300 lavoratori che potranno chiedere la stabilizzazione dal primo giorno del loro utilizzo. E’ quanto ha notificato l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ad Amazon dopo aver avviato un accertamento nei confronti della società Amazon Italia Logistica. Nessun rilievo invece dalle verifiche fatte sui controlli a distanza dei lavoratori.
“Si è concluso, con notificazione del verbale di contestazione del 30 maggio u.s., l’accertamento iniziato nei confronti della ditta Amazon Italia Logistica lo scorso 7 dicembre”, si legge sul portale dell’ispettorato. “È stato contestato all’azienda di aver utilizzato, nel periodo da luglio a dicembre 2017, i lavoratori somministrati oltre i limiti quantitativi individuati dal contratto collettivo applicato”, viene dettagliato. “Si evidenzia infatti che l’impresa, a fronte di un limite mensile di 444 contratti di somministrazione attivabili, nel periodo suindicato, ha invece sensibilmente superato tale limite, utilizzando in eccesso un totale di 1.308 contratti per lavoratori somministrati”.

I lavoratori somministati sono coloro che vengono assunti dalle agenzie, ma vengono impiegati presso il cosiddetto “utilizzatore” (Amazon in questo caso), sulla base di un accordo commerciale tra le due società.
L’ispettorato ha verificato che Amazon ha abusato di queste figure e ora “l’iniziativa ispettiva potrà consentire la stabilizzazione degli oltre 1.300 lavoratori interinali utilizzati oltre i limiti, i quali pertanto potranno richiedere di essere assunti, a tempo indeterminato, e a far data dal primo giorno di utilizzo, direttamente dalla società Amazon”.
L’accertamento era scattato, si spiegava a dicembre, nell’ambito delle attività ispettive programmate, “con un’attenzione prioritaria al settore della logistica e della movimentazione merci”. Erano però i giorni caldi nei quali i lavoratori del centro di Castel San Giovanni (Piacenza) avevano scioperato e manifestatocon bandiere, cartelli e slogan, proprio in occasione del Black Friday che muove miliardi di acquisti online.
Proprio alla situazione piacentina riconduce l’iniziativa dell’ispettorato il sindacalista Fiorenzo Molinari, della Filcams locale. “Quando abbiamo iniziato a fare le denunce sulle condizioni di lavoro, poi sfociate nello sciopero del Black Friday, c’è stato l’interessamento delle strutture ispettive. Evidentemente hanno verificato che c’è stata una lesione importante delle quote, che per il contratto applicato nel centro logistico prevedono un limite del 28% di tempi determinati e somministrati sul totale dell’organico annuo”, commenta a caldo a Repubblica.it. Pochi giorni fa i rappresentanti dei lavoratori a livello aziendale e il colosso hanno siglato un accordo sull’organizzazione dei turni. Ma per Molinari “non significa che non continueremo a batterci per il rispetto dei diritti. Chiederemo un incontro ad Amazon e alle agenzie di somministrazione per far rispettare i diritti di quei 1.308 lavoratori”.
La società ha tenuto a precisare che “Amazon è un datore di lavoro corretto e responsabile. Rispettiamo il lavoro svolto dall’autorità ispettiva e ci impegnamo affinchè tutte le osservazioni che ci vengono rivolte siano affrontate il più rapidamente possibile. Nello specifico in questi giorni abbiamo ricevuto il verbale di accertamento e in esso non è riportato il numero di contratti in somministrazione citato nei media e nel comunicato stampa dell’Ispettorato del Lavoro. Data l’elevata stagionalità cui è soggetta la nostra attività, ricorriamo nei periodi di picco a personale in somministrazione il cui ruolo è cruciale nell’aiutarci a gestire con efficienza il nostro lavoro. Escludendo questi periodi, la gran parte dei nostri lavoratori è assunta con contratto a tempo indeterminato e siamo costantemente impegnati nella conversione dei contratti di somministrazione in tempo indeterminato. Per esempio, il nostro centro di distribuzione di Castel San Giovanni quando ha aperto nel 2011 impiegava 150 persone a tempo indeterminato. Oggi i contratti a tempo indeterminato sono oltre 1.650 e tutti hanno iniziato con contratti in somministrazione convertiti nel corso degli anni in rapporto di lavoro a tempo indeterminato. In particolare, negli ultimi due anni le conversioni sono state rispettivamente 500 nel 2016 e 270 nel 2017 e il nostro impegno è continuare a crescere.”
Le reazioni non si fanno attendere. “L’esito dell’ispezione conferma alcune preoccupazioni che abbiamo sul modello Amazon: anche il nuovo lavoro, legato al digitale, ha dei limiti. E così si scopre che in molti casi il tasso di sfruttamento della forza lavoro è alto”, dice la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti. “E’ una vittoria dell’impegno dei lavoratori e del sindacato e conferma la nostra linea”, esulta su Twitter Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil.

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