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Allarme in Svezia – Boom di operazioni per il ‘ripristino della verginità’

L’Associazione Svedese per l’Educazione Sessuale (RFSU) ha emesso un appello di avvertimento sulle cliniche che offrono procedure di ripristino dell’imene alle ragazze provenienti dalla cosiddette ‘culture dell’onore’. La procedura è ingiustificata dal punto di vista medico e può esporre il paziente a rischi per la salute.

L’idea che la sposa debba arrivare vergine alla sua prima notte di nozze è persistente nelle cosiddette culture dell’onore che hanno ampiamente permeato l’Europa negli ultimi decenni di immigrazione di massa.

La restaurazione dell’imene, nota anche come “ripristino della verginità”, si basa sull’idea che la sposa debba contrarre matrimonio da vergine e sanguinare la prima notte di nozze come “prova” che sia stata sessualmente intatta.

Il quotidiano Ottar dell’RFSU è stato particolarmente allarmato dal fatto che la clinica NAB, abbia aperto le sue porte con una serie di filiali a Stoccolma specializzandosi nel “ripristino della verginità”. Con 15mila corone svedesi, poco meno di 1.500 euro, la clinica promette anche una “piccola emorragia” durante la prima notte di nozze.

L’Associazione svedese di ostetricia e ginecologia ha affermato che le procedure di ricostruzione dell’imene “non è compatibile con la scienza e l’esperienza comprovata” e quindi “non dovrebbe essere eseguita” e che “le procedure non mediche nei genitali femminili sono vietate in quanto tali”.

La ginecologa Bita Eshraghi, assistente medico della clinica Amel per le vittime di mutilazioni genitali femminili, un altro fenomeno mai visto in Europa prima dell’immigrazione di massa, ha condannato le procedure di ripristino dell’imene come “profondamente immorali” sostenendo che i medici in questo modo aiutano a riprodurre norme misogine tra gli immigrati, il che contrasta con le loro necessità invece di integrazione nella società occidentale moderna.

Eshraghi ha suggerito di trattare questi interventi chirurgici allo stesso modo delle mutilazioni genitali femminili e ha sostenuto che gli operatori sanitari abbiano una responsabilità speciale nel difendere la scienza e la salute riproduttiva delle donne.

Da parte sua la controversa clinica si è difesa affermando che si tratta di aiutare le donne che vivono con un forte timore di ritorsioni o punizioni da parte della famiglia o del clan di appartenenza, qualora venissero smascherate come non vergini.

Eshraghi ha però ribattuto che capisce che le ragazze che hanno paura dei delitti d’onore potrebbero essere alla disperata ricerca di cliniche di questo tipo, ma che è cinico sfruttare le loro paure e trarne grandi profitti.

“Questo è inaccettabile. Se gli operatori sanitari autorizzati offrono interventi non scientifici e oppressivi per le donne, significa che abusano di ogni fiducia e dovrebbero perdere le loro credenziali”, ha affermato in una dichiarazione Anna Starbrink del Partito Liberale.

La pratica delle “operazioni sulla verginità” è stata condannata anche dal ministro per la parità di genere Åsa Lindhagen, che ha detto che dovrebbe essere fermata.

Secondo la clinica NAB, circa una dozzina di tali operazioni all’anno verrebbero fornite. La portata esatta di questo fenomeno, tuttavia, è impossibile da definire a causa degli ovvi diritti di privacy. Tuttavia, è stato stimato che fino a 240.000 giovani svedesi vivono all’interno della cosiddetta cultura dell’onore, basata sulla gerarchia dei clan, su rigide norme religiose e sull’oppressione personale.

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