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Aldo Vincent lecamarille: CALCIOSCOMMESSE

ministro tremonti e i 90 milioni di tasse dei corallo

Coincidenze inquietanti
Nel giallo dell’affaire immobiliare salta fuori un filo che lega l’«intermediario» James Walfenzao – l’uomo che firmò il contratto di acquisto della casa da An – proprio ad Alleanza nazionale, per il tramite dell’Atlantis World Group dell’italiano Francesco Corallo (figlio di Gaetano, già coinvolto in indagini legate ai casinò e ad affari con soggetti vicini al boss catanese Nitto Santapaola).  L’Atlantis è attivo in Italia nel settore di slot e videopoker su concessione, e possiede quattro casinò ai Caraibi (tre a Saint Maarten e uno a Santo Domingo) che diverranno sette dopo l’inaugurazione dei prossimi tre, a Saint Maarten, Panama e Santo Domingo.  E uno dei ristoranti del casinò Atlantis World di Saint Maarten ha avuto tra i suoi ospiti, nel 2004, Gianfranco Fini, accompagnato da Amedeo Laboccetta, amico di Corallo ed ex rappresentante della Atlantis World Group per l’Italia. Fini era dunque in vacanza, portato da Laboccetta, in quegli stessi mari tropicali che bagnano le coste di Saint Lucia, l’isola dove hanno sede sia Printemps che Timara, le società che compreranno da An la casa monegasca per poi affittarla al giovane Tulliani.
Eredità, doppia vendita e inquilino con nome ingombrante sono le uniche certezze di questa storia complessa. Ereditata da An nel 2001, la casa è stata «dimenticata» per anni dal partito, che ha anche rifiutato una serie di vantaggiose proposte di acquisto dagli altri inquilini del palazzo che la ospita. Fino a quando, nel 2008, An la cede per appena 300mila euro a una società creata presumibilmente ad hoc un mesetto prima, la Printemps, il cui amministratore è appunto James Walfenzao. E la Printemps la rivende, tre mesi dopo, con 30mila euro di plusvalenza a una società gemella (stesso capitale sociale, stessa sede sull’isola caraibica di Saint Lucia), la Timara. Operazioni evidentemente mirate alla copertura del reale acquirente dell’immobile, visto che nel secondo rogito firmano come venditore e compratore Tony Izelaar e Suzi Beach, che lavorano come colleghi nella stessa società di servizi monegasca, la Jason sam, che si occupa tra l’altro di creare società in paradisi fiscali, tra cui appunto Saint Lucia, per aiutare clienti danarosi a concludere affari immobiliari lontani da occhi indiscreti e dalle attenzioni del fisco del Paese d’origine. Il vero acquirente della casa, probabilmente, si sarà rivolto per la bisogna alla Jason. Oppure direttamente a Walfenzao.
Già, perché ieri Marco Lillo sul Fatto quotidiano ha rivelato che mister Walfenzao, tra i suoi tanti incarichi a Miami, Monaco e Curacao, siede anche sulla poltrona di una finanziaria londinese, la Atlantis Holding Uk. E da lì controlla, «in nome e per conto» di Francesco Corallo, una quota della ex Atlantis Giocolegale, da poco ribattezzata B Plus, società del gruppo che si occupa di scommesse e slot nel nostro Paese. Insomma, ha già prestato i suoi servizi per Corallo, imprenditore vicino alla fu Alleanza nazionale. Questo link potrebbe essere l’ennesima «particolare, inspiegabile coincidenza», o più probabilmente è una spiegazione di uno dei gialli della vicenda: ossia, come mai An si sia rivolta proprio a questo gruppo di professionisti – legati alla «Corpag» di cui Walfenzao è rappresentante per le Antille Olandesi e per Miami, e Izelaar con la Jason per Montecarlo – per cedere la casetta. Resta, ovviamente, il mistero di chi si nasconda dietro la struttura di copertura che impedisce di conoscere la reale proprietà dell’appartamento al piano terra del «Palais Milton».
Il Giornale, due giorni fa, ha cercato invano Walfenzao nell’elegante «Residence Saint Roman», dove i portieri non ricordano di aver mai sentito il suo nome. E l’ha poi rintracciato telefonicamente. Ma il professionista al cellulare ha tagliato corto, spiegando di non voler parlare degli «affari dei suoi clienti», confermando implicitamente, dunque, di aver giocato un ruolo da intermediario. Ma chi ha voluto proprio lui in quel ruolo? E perché la casa è stata poi affittata proprio al fratellino della compagna di Fini? Domande che ora potrebbero essere rivolte ai protagonisti della vicenda dai magistrati romani, investiti della questione.
Gian Marco Chiocci – Massimo Malpica
Il Giornale
Ndr: Ecco parte dell’articolo che trovate nella Home (Caro Giulio ti scrivo), scritto qualche mese fa. Che dite, Tremonti riuscirà a recuperare almeno 31 dei 98 mld della truffa delle slot machine?
…Ecco la lista delle sanzioni secondo le richieste della Procura: il record è stato toccato da Atlantis con 31 miliardi. A proposito, a dimostrazione della trasversalità della questione (inizialmente insabbiata dal centrosinistra) il legale rappresentante della Atlantis (che gestisce circa il 25% del business su tutto il territorio nazionale) è Amedeo Laboccetta, uomo di punta di Alleanza Nazionale a Napoli e lo scorso aprile, visti i grandi meriti conquistati sul campo per aver impunemente sottratto al Fisco 31 miliardi di euro, è stato eletto nelle famose liste bloccate del Pdl. Al Secolo XIX così ha pilatescamente dichiarato: «Non sono più in Atlantis. Il giorno dopo l’elezione ho abbandonato tutte le cariche. Mi dedicherò solo alla politica. È una scelta di vita». Andare a caccia dei responsabili della truffa, insomma, sarà sempre più impossibile man mano che passa il tempo.  Ed ecco le sanzioni, ignorate sia da Visco che da Tremonti, oltre all’Agenzia delle Entrate, calcolate per le altre concessionarie:
Cogetech (9,4 miliardi), Snai (8,1 miliardi), Lottomatica (7,7 miliardi), Cirsa (7 miliardi di euro), Hbg (7 miliardi), Codere (6,8 miliardi), Sisal(4,5 miliardi), Gmatica (3,1 miliardi) e Gamenet (2,9 miliardi).
Restiamo sempre in attesa che qualcuno ci dica per quale motivo non si fa nulla per incassare l’equivalente di un anno d’interessi del debito pubblico o quasi quattro volte la manovra finanziaria appena varata.
Vittorio Baroffio
P.S. Se non sono stato abbastanza chiaro, leggete qui di seguito:

La lobby del gioco d’azzardo e i soldi che mancano per la crisi
pubblicato il 23 febbraio 2009 da giornalettismo.com

Tremonti continua a dire che non ci sono risorse per finanziare misure contro la crisi economica. Ma non è vero. Ci sono molte risorse da reperire. Ad esempio, recuperando una parte dei 90 miliardi di euro evasi dalle 10 società concessionarie per le slot machine.
Pochi giorni fa il pg della Corte dei Conti Furio Pasqualucci durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario ha tracciato un quadro di mala amministrazione e sperperi. Davanti  al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al ministro Angelino Alfano (che ha detto di condividere la relazione riga per riga)  ha citato molti fatti, tra cui  la colossale [evasione] di circa 90 miliardi di euro (3 manovre finanziarie) delle concessionari del servizio di slot machine.
L’AZZARDO DI NON PAGARE LE TASSE – La vicenda è nota, ed ha fatto mobilitare tempo fa, vari quotidiani e il web. Ci fu anche una petizione on line. Nel 2004 le slot machine sono diventate legali nei bar e nei locali pubblici d´Italia. In Italia operano 10 società concessionarie che dovevano istallare le macchine nei pubblici esercizi, collegarle ad un sistema telematico presso la Sogei del Ministero delle Finanze, che avrebbe controllato il versamento del PREU (Prelievo Erariale Unico), una tassa del 12% sulle cifre incassate dalle  società concessionarie e detentrici delle “new slot”. Forse per “distrazione”, le concessionarie hanno collegato solo 20 mila delle circa 40 mila slot machine, come è stato accertato da diverse inchieste della [[Guardia di Finanza]] e del Dipartimento nazionale antimafia. Per chiudere la vicenda è stata stabilita una multa forfettaria di 50 euro per ogni ora di mancato collegamento. La multa doveva essere incassata dai Monopoli di Stato. Che però non l’hanno fatto. Anche per questo motivo, qualche mese fa, è stato sostituito il direttore dei Monopoli, Giorgio Tino.
10 EVASORI PER 70 MILIARDI – Le sanzioni previste per le 10 società concessionarie, come a suo tempo riportatoanche da Il Secolo XIX erano pesanti: la leader indiscussa del mercato, la Atlantis doveva al Fisco 31 miliardi, seguita da Cogetech (9,4 miliardi), Snai (8,1 miliardi), Lottomatica (7,7 miliardi), Cirsa (7 miliardi di euro), Hbg (7 miliardi), Codere (6,8 miliardi), Sisal (4,5 miliardi), Gmatica (3,1 miliardi) e Gamenet (2,9 miliardi). Nel corso dell’udienza dell’8 dicembre scorso davanti alla Corte dei conti del Lazio che doveva chiudere il caso, gli avvocati delle concessionarie hanno sollevato una questione giurisdizionale, chiedendo che a giudicare sia il TAR e non la Corte dei Conti. La Corte dei Conti del Lazio ha sospeso il procedimento che porta al pagamento delle penali di 98 miliardi di euro (ridotti a 90 miliardi), in attesa della sentenza della Cassazione. Il parere della Cassazione è previsto fra circa un anno.
ABBIAMO TROVATO I SOLDI CONTRO LA CRISI – La questione giuridica è un appassionante caso per qualche azzeccagarbugli. Se si facessero pagare alle 10 società le somme dovute, ci sarebbero risorse in abbondanza per finanziare un pacchetto anticrisi degno di questo nome, per sostenere il reddito delle famiglie, per gli ammortizzatori sociali per chi sta perdendo il lavoro, per ricapitalizzare le banche in difficoltà, per sostenere le piccole medie e grandi imprese italiane e dare una robusta boccata d’ossigeno all’Italia. Il costo “politico” ed elettorale del piano sarebbe pari a zero. Non ci sarebbero nuove tasse – a parte le multe per le 10 società – anzi, si tratterebbe di una misura di ripristino della legalità violata. Problemi giuridici? Si può essere certi che mettendo al lavoro gli espertissimi consulenti giuridici del presidente del Consiglio, bravissimi a costruire Lodo Alfano, decreti anti-intercettazioni, leggi lampo “ad personam” sul [testamento biologico], i nodi giuridici si potrebbero superare. Per “imporre” il pagamento del dovuto alle 10 concessionarie, o almeno per  accelerare i tempi della sentenza. Invece nessuno fa niente. E nel frattempo, contro la crisi si preferisce fare poco o nulla, giustificandosi dicendo: Non ci sono le risorse. Ma come mai?
LA LOBBY DEL GIOCO D’AZZARDO  Le questioni giuridiche da affrontare sono certamente delicate, e le 10 società concessionarie avranno ottimi avvocati per far valere i loro diritti. Ma c’è qualcos’altro da sapere. La società che più deve al fisco è, come già detto, la Atlantis World, multinazionale con sede ai Caraibi che copre da sola circa il 30% del mercato. Il suo rappresentante legale in Italia si chiama Amedeo Laboccetta. Questo signore, è attualmente indagato a Napoli per falso e turbativa d´asta nell´inchiesta sul sistema Romeo della Global Service, ed è stato già ospite delle patrie galere nel 1993, coinvolto nella vecchia Tangentopoli napoletana. Ma non è un tipo qualsiasi: è un importante deputato di An, membro della Commissione Bilancio e della Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia e le altre associazioni criminali anche straniere. Un amico di Gianfranco Fini, che lo ha fortemente sostenuto in campagna elettorale e che fu suo ospite a pesca nel mare di Saint Marteen, di fronte al Beach Palace, uno dei casinò gestiti dalla Atlantis World. Proprietario della Atlantis, e amico di Labocetta è anche  Francesco Corallo, figlio di Gaetano, antico latitante catanese legato al boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola e protagonista dello scandalo di Sanremo, cioè il tentativo di mettere le mani sulla casa da gioco pagando tangenti a politici Dc e Psi che costò anche la prigione all´ex sindaco di Imperia, oggi ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola (che fu comunque prosciolto da ogni accusa).
QUEI SOLDI NON ARRIVERANNO MAI – Immaginiamo che sarebbe difficile anche per il decisionista Berlusconi far passare in Parlamento un decreto contro le Concessionarie. Anche perché, se Laboccetta dovesse assentarsi, ci sarebbe Gianfranco Conte del Pdl, presidente della Commissione Finanze della Camera. Lo stesso che in occasione della discussione di un emendamento (poi ritirato) sull’introduzione di slot machine di terza generazione, ha detto in parlamento che va trovata una soluzione allo “scabroso argomento degli apparecchi da intrattenimento anche in relazione alla indagine della Corte dei Conti“. Ed ha difeso l’onorabilità dei concessionari di fronte a chi sosteneva che, in pendenza di giudizio, gli andrebbe ritirata la concessione, dicendo che “Non si può impedire ad un concessionario di partecipare al bando di gara per la concessione di giochi pubblici sulla considerazione che la Corte dei Conti e la Finanza contestano multe sulla gestione della rete delle slot per circa 90 miliardi” perché “il nostro sistema non prevede la colpevolezza senza condanna. Come possiamo escludere un operatore sulla base di fatti non confermati da condanne?“.  Giusto, la presunzione di colpevolezza vale solo per i clandestini. La Legge per Eluana era urgentissima, sbloccare i soldi delle multe per le slot machine non si può fare: sarebbe un azzardo. Quei soldi – che risolverebbero molti dei problemi di finanziamento del pacchetto anticrisi – non arriveranno mai alle case dell’erario. Vogliamo scommettere?
https://www.facebook.com/aldo.vincent
 CORALLO
Altro che i Sopranos! Su questi sfuggenti imprenditori specializzati nelle slot machine, con casinò ai Caraibi in odore di riciclaggio, con Gianfranco Fini e i Tulliani sospettati di fare affari con loro, con l’ombra di Nitto Santa Paola, con una magistratura e qualche politico fin troppo teneri, ci sarebbe da scrivere una telenovela di successo. Sono 15 anni che raccolgo tutto il materiale su questa faccenda ed ora che finalmente sembra squarciato il velo di omertà, ho deciso di raccogliere tutto il dossier in un pamphlet, un istant-book che rimanga on line a futura memoria…
http://www.ebookservice.net/scheda_ebook.php?ebook=tulliani-fini-&-corallo-di-aldo-vincent&ideb=2582
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