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Afrisicilia, una cooperativa gestita da migranti contro il caporalato

Diao Diallo ha 23 anni, viene dal Senegal e da cinque anni vive in Italia, in Sicilia. Lavorava nei campi attorno a Granmmichele, in provincia di Catania, senza contratto, senza tutele, senza diritti, come avviene per migliaia di altre persone migranti di origine straniera in tutta Italia, come fotografano le autorità nel descrivere le dimensioni del fenomeno del caporalato. Diallo oggi è il presidente di Afrisicila, una cooperativa e start up agricola, esempio virtuoso di autoimprenditorialità delle persone migranti che, grazie al lavoro, hanno l’opportunità di costruirsi un futuro legale uscendo dalle dinamiche di lavoro nero e grigio. Quella della cooperativa nata a Catania è una storia di speranza contro il caporalato: conosciamola meglio!

Afrisicilia: mezzo ettaro di orto sociale per coltivare prodotti per i mercati locali

Ha preso il via all’inizio dell’anno l’attività di Afrisicilia, la cooperativa che coinvolge giovani migranti da Senegal, Nigeria e Gambia che, ora, hanno la loro impresa agricola nelle campagne catanesi. Migranti protagonisti del progetto P.I.U. Su.Pr.Eme. (Percorsi Individualizzati di Uscita dallo Sfruttamento) cofinanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in particolare dalla direzione Generazione dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione, e dall’Unione Europea tramite il PON, Inclusione Fondo Sociale Europeo 2014-2020.

© I Press

Quello che ha portato all’inaugurazione della cooperativa è un percorso che ha visto il coinvolgimento di tanti attori diversi: dalle persone migranti stessi alle istituzioni, passando per i partner del progetto che hanno coordinato le attività di formazione e supportato i neoimprenditori dal punto di vista legale e amministrativo. È il caso del Cpia Catania 2 che ha lavorato con l’Istituto Fermi Eredia, il Consiglio Italiano per i Rifugiati e il Centro Orizzonte Lavoro. Un gruppo nutrito di figure che hanno permesso la realizzazione di una start up vera e propria che è già al lavoro su un terreno di mezzo ettaro tra il litorale La Paya e la zona industriale di Catania.

Diallo e i suoi soci sono operativi: i terreni sono coltivati e presto saranno raccolti broccoli, sedano, lattuga, cavoli, piselli, fave e patate. Saranno poi recuperate, sistemate e messe a regime anche le serre che già presenti sul terreno, ma oggi in stato di abbandono. I prodotti della cooperativa Afrisicilia saranno poi venduti e distribuiti nel capoluogo etneo nei mercati Campagna Amica della Coldiretti.

Dalla formazione al mercato

Il percorso che ha condotto all’inaugurazione della cooperativa è partito nel marzo del 2022 con un percorso di formazione, che è ancora in corso. Grazie a esperti dei vari settori, le persone migranti hanno potuto conoscere meglio le tecniche agrarie, ma anche approfondire il diritto del lavoro, le norme del settore ortofrutticolo, come gestire il budget o come districarsi tra burocrazia e amministrazione. Tutti elementi fondamentali per poter avviare un’impresa in Italia, ma anche per poter contrastare il caporalato e lo sfruttamento in agricoltura.

© I Press

L’esperienza di Afrisicilia, infatti, segna un passo concreto e importante perché descrive un percorso di fuoriuscita dalla logica dello sfruttamento attraverso la creazione di un’attività professionale autonoma. Lo ha evidenziato Francesco Cauchi, coordinatore dell’iniziativa: “I migranti sono diventati proprietari e responsabili di una nuova attività imprenditoriale, hanno realizzato un sogno.”

Il progetto, infatti, genera imprenditorialità, accoglienza e inclusione socio-lavorativa, oltre a rappresentare un modello da replicare e di speranza per altre persone. “Il progetto” aggiunge Cauchi, “può diventare un punto di riferimento e accogliere altri migranti con regolare permesso di soggiorno motivati a far nascere altre imprese sociali in co-housing e co-produzione.”

Il messaggio più forte sta tutto nell’emozione e nella storia di Diallo che, in occasione della presentazione di Afrisicilia, ha raccontato così: “Il lavoro nei campi è duro, ma io ho sempre amato la terra perché anche mio padre la lavorava in Casamance. Avere ora la possibilità di coltivare i nostri ortaggi, curarli, farli crescere, vederli come fonte di guadagno è davvero meraviglioso. Avere un lavoro riconosciuto e non irregolare è meraviglioso.”


Immagine in evidenza di: Yaw Niel/shutterstock.com

Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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