EXITO STYLE

Affluenza in aumento, in Italia alle 19 è del 43,10%. In Germania mai così alta dalla riunificazione. Exit poll francesi: Le Pen primo partito

Il nostro Paese elegge 73 europarlamentari (più 3 che saranno in carica solo dopo la Brexit). Ma sono importanti anche i verdetti delle amministrative: dalle regionali in Piemonte al voto in 3.800 Comuni

Finalmente al voto. Si sono aperti ufficialmente alle 7, e resteranno aperti fino alle 23, i seggi per le elezioni europee in Italia (saremo gli ultimi a chiudere le operazioni di voto nel continente). E alla rilevazione delle 19 regge l’affluenza: i dati non definitivi del Viminale dicono che si è recato alle urne il 43,10 per cento degli elettori, una percentuale un po’ più alta rispetto alle analoghe elezioni del 2014 (40,71%). Nel 2014 l’affluenza finale alle ore 23 fu del 58,6%, mentre alle Politiche del 2018 (Camera) alle 19 fu del 58,4%.

Dopo una campagna elettorale durata mesi in cui si è litigato fino all’ultimo su tutto, parlando poco di Unione europea la parola è passata agli elettori  Sono quasi 51 milioni i cittadini chiamati a rinnovare il Parlamento europeo. L’Italia eleggerà 76 eurodeputati: 73 eletti si insedieranno subito mentre i restanti tre potranno farlo quando l’addio del Regno Unito all’Ue sarà giuridicamente effettivo.

Nel resto d’Europa

L’affluenza al voto è la più alta negli ultimi venti anni: secondo le stime diffuse dal portavoce del Parlamento europeo per i 27 Paesi si avvicina al 51%. In Francia alle 17 aveva votato il 43% degli elettori. Anche in Danimarca il dato è in aumento del 4% e in Romania del 6%. In Polonia raddoppia passando dal 7 al 14%. In Spagna si conferma l’alta affluenza: alle 18 aveva votato il 48,54% degli aventi diritto, il 14,5% in più rispetto al 34,07% del 2014. Boom in Ungheria, dove alle 15 l’affluenza era pari al 30,52%, già più alta di quella complessiva di cinque anni fa. Anche in Estonia affluenza al 34%, in lieve aumento rispetto al 2014.

I primi exit poll

In Slovacchia, dove si è votato ieri, gli exit poll danno avanti i filo-europeisti. A Cipro secondo i primi exit poll vincono i conservatori del Disy con il 28-32% dei voti, che appartiene alla famiglia del PPE. Al secondo posto il partito comunista Akel, membro del gruppomeuropeo Gue/Ngl col 26-30%. Molto più indietro i socialdemocratici di DIKO (13-15,5%) e di Edek (9-11%). In crescita anche il partito di estrema destra Elam, che raggiunge il 7,5-9,5%, mentre nel 2014 aveva ottenuto il 2,69%.

In Austria secondo primi exit poll il Partito popolare (Oevp) del cancelliere Sebastian Kurz è in testa con il 34,5% dei voti, con circa sette punti in più rispetto al 2014. Segue il Partito socialdemocratico (Spoe) con il 23,5%, stabile rispetto alle elezioni europee precedenti. Nonostante lo scandalo del cosiddetto Ibiza-gate, l’estrema destra del Partito delle libertà (Fpoe) ottiene il 17,5%: un risultato simile, se confermato dai dati ufficiali, a quello ottenuto nel 2014 quando registrò il 19,7%.

In Germania – dove l’affluenza al 60% è la più alta dal 1989, anno della riunificazione – è in vantaggio, secondo i primi exit poll, la Cdu di Angela Merkel con il 27,5%, ma perde il 7,8%. L’Spd otterrebbe 15,6%, perdendo l’11,9%. Successo dei Verdi: arrivano al 20.5%, con un +9.8%, ben oltre le attese, e diventano il secondo partito. L’estrema destra dell’AfD sta al 10.5%, +3,4%. In Francia si registra il sorpasso della lista sovranista di Marine Le Pen su quella del presidente Emmanuel Macron.

In Grecia invece Nuova Democrazia, il partito di centrodestra guidato da Kyriakos Kyriakos Mitsotakis, sarebbe arrivato in testa nelle elezioni europee superando il partito del primo ministro Alexis Tsipra. Nuova Democrazia avrebbe ottenuto tra il 32 e il 36% centro il 25-29% di Syriza. Al terzo posto il partito socialista Kinal, erede del Pasok, con il 5-7%. L’estrema destra Alba Dorata avrebbe ottenuto tra il 5 e il 7% dei voti.

Malta si conferma la netta vittoria del partito laburista del premier Joseph Muscat, al 55%, secondo le stime delle 18 sulle Europee. I centristi del partito nazionalista seguono al 37%. Nell’arcipelago si è votato ieri. Anche in Olanda  i laburisti del PvdA di Frans Timmermans ottengono il 18,10%, seguiti dai liberal-conservatori (VVD) del premier Mark Rutte al 15%, mentre i Cristiano democratici (CDA) sono al 12,3%. In Ungheria, invece, vola Fidesz, il partito del premier ungherese Vitkor Orban. Secondo exit poll condotti dall’istituto Nezopont, avrebbe ottenuto il 56% dei voti, pari a 14 dei 21 seggi assegnati all’Ungheria nel Parlamento europeo. I nazionalisti di Jobbik sarebbero invece quarti, dietro ai socialisti e alla coalizione democratica di sinistra. In Irlanda il Fine Gael (Ppe, europeista) del
premier Leo Varadkar si conferma primo partito con un 29% di voti e una previsione di 4 seggi. Mentre restano al palo gli storici rivali del Fianna Fail (Alde) che nelle parallele elezioni locali sono testa a testa col partito di governo, ma alle europee rischiano di cedere persino il secondo posto ai Verdi, che volano dall’1,6 al 15%. In Finlandia conservatori in testa, populisti battuti. Conservatori avanti anche in Bulgaria.

POST A COMMENT