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Abusi sessuali, un rapporto accusa la Chiesa della Pennsylvania

Stati Uniti, pubblicato il rapporto del gran giurì della procura dopo due anni di indagini. In 70 anni oltre 300 sacerdoti abusatori e almeno 1000 vittime. «Progressi negli ultimi 15 anni». I vescovi: vergogna e impegno a difendere i bambini


La procura della Pennsylvania, Stati Uniti, ha pubblicato un rapporto di oltre 1300 pagine sugli abusi sessuali compiuti in sei delle otto diocesi dello Stato nordamericano, Harrisburg, Allentown, Pittsburgh, Greensburg, Erie e Scranton (sono state escluse le diocesi di Philadelphia e Altoona –Johnstown, dove simili indagini erano già state condotte negli anni passati) , frutto di un’indagine condotta per quasi due anni da un gran giurì. Il rapporto individua 301 sacerdoti predatori, con tanto di nome e cognome, identifica oltre 1000 minori che hanno subito abusi (ma la giuria ritiene che il numero reale di bambini che non hanno denunciato o le cui denunce sono andate perse sia nell’ordine «delle migliaia») nel corso di 70 anni e punta il dito contro i superiori che non hanno saputo proteggere i bambini. I vescovi cattolici Usa hanno espresso «vergogna e dispiacere» per questo nuovo capitolo dello scandalo pedofilia, rivendicando le misure assunte a partire dal 2002 e promettendo un impegno continuo per garantire che la Chiesa sia un ambiente sicuro per i bambini e le famiglie.
 
«Ci sono stati altri rapporti sugli abusi sessuali sui minori nella Chiesa cattolica. Ma mai di una tale dimensione», scrivono i membri della giuria incaricata dell’indagine nel 2016 dal procuratore generale dello Stato. I membri della giuria – che, come vuole la legge americana, sono selezionati a caso tra semplici cittadini – hanno ascoltato decine di testimonianze ed hanno visionato mezzo milione di pagine di documenti delle diocesi. Alcuni agenti dell’Fbi hanno contribuito alle indagini. «La maggiora parte delle vittime erano ragazzi, ma c’erano anche ragazze. Alcuni erano teenagers altri erano nell’età prepuberale». Gli abusi vanno dalle molestie agli stupri, «ma sono stati tutti messi da parte, in ogni parte dello Stato, da leader di Chiesa che hanno preferito proteggere gli abusatori e la loro istituzione sopra tutto. A causa dell’insabbiamento, quasi ogni istanza di abuso che abbiamo trovato è caduta in prescrizione. Questo non significa che non ci siano più predatori», precisa il gran giurì che ricorda che due preti, uno della diocesi di Greensburg e uno della diocesi di Erie, sono stati recentemente indagati per abusi compiuti negli ultimi dieci anni, l’ultimo dei quali nasce da una segnalazione della stessa diocesi, cosa che, sottolinea il rapporto, fa ben sperare che la Chiesa sia cambiata. Il rapporto mette in luce modalità di azione ricorrenti tra le diocesi per tenere nascoste le denunce: primo, «assicurarsi di usare eufemismi anziché le vere parole che descrivono gli assalti sessuali nei documenti diocesani: non dire mai “stupro” ma “contatto inappropriato” o “questione limite”»; secondo, «non fare una vera inchiesta con personale professionale adeguato», ma svolgere indagini discrete; terzo, “inviare il sacerdote per una “valutazione” in un centro per il trattamento psichiatrico gestito dalla Chiesa» e stabilire se il sacerdote sia pedofilo «basandosi principalmente sulle dichiarazioni dello stesso prete e a prescindere dal fatto che ci siano stati contatti sessuali con un bambino»; quarto, «quando un prete viene rimosso, non spiegare perché ma dire ai parrocchiani che è per “motivi di salute” o “esaurimento nervoso”»; sesto, se un predatore viene scoperto, «non rimuoverlo» ma «spostarlo ad una nuova destinazione dove nessuno saprà che è un abusatore di minori»; settimo, «non dire nulla alla polizia».
 
Il gran giurì della Pennsylvania riconosce che «molto è cambiato negli ultimi quindici anni. Abbiamo concordato di ascoltare da ognuna delle sei diocesi che abbiamo indagato in modo che potessero informarci sui recenti sviluppi giurisdizionali. Cinque vescovi ci hanno inviato delle dichiarazioni e il sesto, il vescovo di Erie (Lawrence T. Persico), è venuto di persona. La sua testimonianza ci ha impressionato perché diretta e sentita. Sembra che la Chiesa sta avvisando più tempestivamente le autorità civili quando c’è una denuncia di abuso. Sono stati introdotti processi di revisione interna. Le vittime non sono più così invisibili. Ma il quadro complessivo non è chiaro. Sappiamo che l’abuso sui minori nella Chiesa non è scomparso» e «sappiamo che ci potrebbero essere altre vittime recenti che non hanno ancora sviluppato le risorse per farsi avanti con la Polizia o con la Chiesa. Come abbiamo appreso dall’esperienza delle vittime, hanno bisogno di tempo. Speriamo che questo rapporto incoraggi altri a parlare. Quel che possiamo dire, però, è che nonostante alcune riforme istituzionali, i singoli leader della Chiesa si sono ampiamente sottratti a rispondere pubblicamente delle loro responsabilità. C’erano preti che violentavano ragazzi e ragazze e gli uomini di Chiesa che erano loro responsabili non solo non hanno fatto nulla ma hanno nascosto. Per decenni. Monsignori, vescovi ausiliari, vescovi, arcivescovi, cardinali sono stati protetti, molti, compresi alcuni i cui nomi sono nel rapporto, sono stati promossi. Fintantoché questo non cambia, crediamo che sia troppo presto per chiudere il capitolo dello scandalo sessuale nella Chiesa cattolica».
 
Dopo aver ammesso che, a causa della prescrizione, molti casi non saranno perseguiti, e «molti dei preti di cui parliamo sono morti», il gran giurì indirizza allo Stato della Pennsylvania alcune raccomandazioni (dall’estensione della prescrizione all’introduzione dell’obbligo di denuncia alle autorità civili) e rivendica il proprio «diritto storico e statutario di informare il pubblico» delle proprie indagini. «Nel corso della nostre deliberazioni – conclude il gran giurì nell’introduzione del rapporto – una delle vittime che aveva testimoniato davanti a noi ha cercato di suicidarsi. Dal suo letto di ospedale, ha domandato una cosa: che finissimo il lavoro e dicessimo al mondo cosa accade realmente. Abbiamo sentito un debito nei confronti di questa donna, e nei confronti delle molte altre vittime che si sono esposte dandoci la loro storia. Speriamo che questo rapporto sia la buona risposta per quel che dobbiamo».
 
A commento del rapporto del gran giurì della Pennsylvania, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha diramato una nota firmata dal presidente, il cardinale Daniel DiNardo, e dal presidente della commissione per la protezione dei minori, mons. Timothy L.Doherty. Il rapporto, vi si legge, «mostra nuovamente il dolore di coloro che sono stati vittima del crimine dell’abuso sessuale da parte di membri del nostro clero e da parte di coloro che hanno nascosto gli abusatori facilitando così un male che è continuato per anni e addirittura per decenni. Siamo grati per il coraggio delle persone che hanno aiutato le indagini condividendo le loro storie personali di abusi subiti. Come vescovi, proviamo vergogna e dispiacere per i peccati e le omissioni dei nostri preti cattolici e vescovi cattolici. Siamo profondamente rattristati ogni volta che veniamo a sapere del male causato dall’abuso compiuto da chierici di ogni rango. La commissione della conferenza episcopale degli Stati Uniti per la protezione dei bambini e dei giovani e l’ufficio del Segretariato per la protezione dei bambini e dei giovani continueranno a offrire percorsi di guarigione per coloro che sono stati abusati. Siamo impegnati a lavorare con determinazione perché tale abuso non possa accadere». Dopo aver ricordato che il rapporto della Pennsylvania copre un periodo di tempo di 70 anni, il vescovo ricorda che «nel 2002 i vescovi cattolici degli Stati Uniti hanno adottato una Carta per la protezione dei bambini e dei giovani, che ci impegna a rispondere tempestivamente e con compassione alle vittime, denunciare gli abusi di minori, rimuovere gli abusatori e assumere continue iniziative per prevenire l’abuso. La Carta è stata aggiornata nel 2011 e nuovamente nel 2018. Ci impegniamo a mantenere la trasparenza, alla rimozione permanente degli abusatori dal ministero e a mantenere un ambiente sicuro per tutti. Tutte le procedure e le politiche relative all’addestramento e ai controlli nelle diocesi sono pubblicamente disponibili. Preghiamo per tutti i sopravvissuti all’abuso sessuale affinché possano trovare la guarigione, il conforto e la forza della presenza amorevole di Dio mentre la Chiesa si impegna a continuare a ristabilire la fiducia tramite l’accompagnamento, la comunione, la responsabilità e la giustizia». La nota dei vescovi Usa precisa, inoltre, che il card. DiNardo sta tenendo questa settimana una serie di incontri sul «più ampio tema di un ambiente sicuro nella Chiesa».

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